martedì 1 dicembre 2009

Brasile 1950

Sabato scorso stavo cercando di convincere la Giulia che venirmi a trovare in aereo è molto molto più comodo che venire in treno. L'impresa non è riuscita e lei è tuttora ancorata alla sua idea, ma in compenso mi è venuta in mente una vecchia storia che voglio condividere con chi ancora non la conosce.

Superga, 4 maggio 1949.
È uno di quei giorni in cui le nuvole riescono a vincere la sfida col sole: vento, temporale e nubi bassissime avvolgono la collina di Superga e la sua basilica. Nel frattempo, il Grande Torino si risveglia in terra portoghese dopo un'amichevole per celebrare Francisco Ferreira, il capitano del Benfica che a fine anno concluderà la carriera. È già tempo di tornare a Torino, ché ci sono le ultime 5 partite da disputare prima di poter festeggiare il quinto scudetto consecutivo. L'aereo decolla alle 9:40 da Benfica, fa scalo a Barcellona e riparte, avvicinandosi a grandi passi all'aeroporto di Torino-Aeritalia. Il piano di volo è chiaro e il pilota comunica alla torre di controllo: "Quota 2.000 metri. QDM su Pino, poi tagliamo su Superga". Qualcosa va storto ed è Superga a tagliare la strada all'aereo, il quale si vede sbucare d'improvviso il terrapieno della basilica. Lo schianto è inevitabile e chiude la storia del Grande Torino, forse la squadra più forte al mondo.

Napoli, 4 giugno 1950.
Il primo mondiale dopo la guerra è ogni giorno più vicino, il paese ospitante è il Brasile, l'unico paese disposto a candidarsi. L'Italia è ancora scossa dalla tragedia di Superga, che ha tolto alla Nazionale ben dieci undicesimi della formazione titolare, ma non per questo può perdersi in rimpianti: è pur sempre bicampione in carica e continua ad avere una delle squadre più forti. La voglia di prendere un aereo però difetta a molti, e così si decide per un viaggio in nave di 16 giorni da Napoli a Santos. La Sises è l'imbarcazione scelta e non è certo dotata di tutti i confort degli immensi Yacht che solcheranno il mare 50 anni dopo. Allenarsi è piuttosto complicato: spazio per correre ce n'è poco e i palloni che alla sera ritornano nelle due ceste sono ogni giorno di meno, ché recuperarli dall'acqua è impossibile. Dopo una settimana anche l'ultima palla viene portata via dalle onde e ai calciatori non resta che combattere la noia con qualche gioco improvvisato.

São Paulo, 25 giugno 1950.
Arrivati in Brasile, i calciatori italiani si preparano a fare la partita d'esordio. Il sorteggio è stato benevolo: l'Italia è nell'unico girone da 3 squadre con Paraguay e Svezia, che sarà la prima sfidante. L'unica squadra a passare al turno successivo è la vincitrice del girone. Per una decisione della federazione, gli svedesi non hanno portato calciatori professionisti ma solo dilettanti, l'Italia è dunque strafavorita. Il risultato però è sorprendente: gli italiani, con le energie prosciugate dal lungo viaggio e dall'inattività, perdono 3-2 e dicono già addio al mondiale. Tra Svezia e Paraguay finisce infatti 2-2, rendendo inutile la partita tra Italia e i sudamericani, vinta 2-0 dalla prima tra mille rimpianti. L'Italia torna dunque a casa a mani vuote, ritorno che avviene quasi per tutti in aereo: solo due giocatori scelgono di affrontare nuovamente il lungo viaggio in nave.

E mentre gli italiani tornano a casa e la nostra storia finisce, al Maracanã se ne apre un'altra: quella dell'epica finale tra Brasile e Uruguay, il disastro del Maracanã.

5 commenti:

Sandro ha detto...

E per chi fosse ancora curioso c'è anche questo bel video da vedere (grazie Giulia!).

amelie in rosso ha detto...

carino carino. ma l'hai scritto tu?
e come fai a selezionare le etichette da far vedere?

Sandro ha detto...

Si, si, scritto io! Son contento ti sia piaciuto!

Per modificare le etichette, basta che sulle impostazioni sull'etichette selezioni "Mostra: Etichette selezionate" e poi gli dici quali togliere

Sandro ha detto...

L'ho appena riletto, avrei decisamente dovuto farlo prima, era pieno di piccole cose da affinare..

amelie in rosso ha detto...

però rimane bello, molto giornalistico, chiaro e appassionante. davvero.