giovedì 24 dicembre 2009

È Natale

A chi lo ama e a chi fatica a sopportarlo,
A chi è in un luogo vicino e a chi è in un paese lontano lontano,
A chi è stressato e a chi inizia a rilassarsi,
A chi c'è sempre stato e a chi ci sarà,
A chi si cerca e a chi si è già trovato,
A tutti quelli a cui voglio bene e a tutti quelli a cui ne vorrò,

Un augurio di un Natale sereno e soprattutto felice.

La rose

"Tu deviens responsable pour toujours de ce que tu as apprivoisé. Tu es responsable de ta rose..."
Le Petit Prince

Citazione da un libro speciale per una persona davvero speciale.

martedì 22 dicembre 2009

Un vecchio cronista

Probabilmente lo sapete già, ché la notizia è di mercoledì scorso, ma lo voglio scrivere lo stesso: è morto Igor Man. È stato uno degli storici giornalisti de La Stampa, e quindi, dato che per lungo tempo a casa mia si prendeva proprio quel giornale, mi è capitato di leggere alcuni suoi articoli. L'opinione che mi ero fatto allora era indubbiamente positiva, e, leggendo i vari articoli commemorativi, quell'opinione non si è affatto affievolita.
Qua sotto vi segnalo tre articoli, due suoi e uno su di lui. Se avete qualche minuto, consiglio di dedicarvi alla loro lettura, a mio parere sono molto interessanti.

martedì 15 dicembre 2009

Un "ma" di troppo

Dopo i fatti di Milano di ieri sera, mi è venuta in mente una frase sull'antisemitismo pronunciata da Gad Lerner in una intervista di tanti anni fa. La frase diceva più o meno: "Io gli antisemiti li riconosco subito: sono quelli che vengono e mi dicono «Io non ho niente contro gli ebrei, ma...»".
Ammetto di aver detto quel "ma" qualche volta, in fondo criticare i vari governi di Israele si configurava spesso come una naturale continuazione. Poi però mi sono reso conto di non aver mai iniziato una frase con "non ho niente contro gli americani, ma Bush...", o "mi piacciono i russi, ma Putin..." e nemmeno con "Non è che ce l'ho con i palestinesi, ma Hamas...". Perché allora quella specificazione inutile che sembra voler estendere a tutti gli ebrei le decisioni del governo di Israele, quando sarebbe sbagliato estenderla anche solo a quelli che quei governi gli hanno votati? La risposta che mi sono dato è che centinaia di anni di antisemitismo sono difficili da cancellare e si insinuano in modo subdolo anche su chi, come me, si sente (sentiva) al riparo da questi problemi. Da allora cerco di fare molta attenzione a questi comportamenti sia nei riguardi degli ebrei (o altri popoli) sia nei riguardi di situazioni analoghe.

E ora arriviamo ai fatti di Milano, ossia all'aggressione di Tartaglia nei confronti di Berlusconi. La tentazione di dire "solidarietà a Berlusconi, ma..." è veramente tantissima e i possibili modi con cui riempire quei puntini di sospensione sarebbero infiniti, riecheggiano però ancora quelle parole di Lerner e tutto sommato mi dico che anche qua quel "ma" è inopportuno: "Solidarietà a Berlusconi" punto, full stop.

Oggi poi, dopo che tutti questi pensieri mi erano già passati per la testa ho trovato riproposto il concetto di Gad Lerner da parte di un altro grande (scrittore &) giornalista: Mario Calabresi, il direttore de La Stampa, nonché figlio del commissario Calabresi e autore del bellissimo "Spingendo la notte più in là". Il suo articolo Gli indignati a senso unico comincia proprio con "Ci sono momenti in cui bisognerebbe abolire due parole: ma e però". Sottoscrivo in toto tutto l'articolo e tutto sommato anche quello di Lucia Annunziata.

Detto della solidarietà a Berlusconi (e condannato il gesto), resta il disappunto per questo gesto insensato che già sta venendo strumentalizzato dai colonnelli del PdL e che non porterà altro che guai.

sabato 12 dicembre 2009

Privacy, bare & punteggi

Ci sono state un sacco di piccoli avvenimenti interessanti nei giorni scorsi. Eccone alcuni totalmente scorrelati.

Hanno cambiato i punteggi della Formula 1: non più
A=(10, 8, 6, 5, 4, 3, 2, 1, 0, 0),
ma
B=(25, 20, 15, 10, 8, 6, 5, 3, 2, 1).
Se moltiplicate B per 0.4 otterrete il punteggio (chiaramente equivalente a B)
B'=(10, 8, 6, 4, 3.2, 2.4, 2, 1.2, 0.8, 0.4).
Di conseguenza è palese che la frase della Gazzetta "Più punti di distacco tra il vincitore e il secondo classificato. Addirittura 10 di distacco tra il terzo e il vincitore" non ha alcun senso: la differenza tra le prime 3 posizioni è esattamente la stessa. Per il resto mi sembrano significative solo la perdita di valore del quarto posto e il fatto che vadano a punti 10 macchine anziché 8, cosa tutto sommato positiva: difficilmente avremo più case che terminano la stagione con 0 punti totali.
Per confronto, riporto i metodi di classifica che c'erano in F1 qualche anno fa (quello sì che premiava le vittorie!) e quello della MotoGP (moltiplicato per 0.4):
C=(10, 6, 4, 3, 2, 1, 0, 0, 0, 0),
D=(10, 8, 6.4 , 5.2, 4.4, 4, 3.6, 3.2, 2.8, 2.4, 2, 1.6, 1.2, 0.8, 0.4).

Ieri Facebook ha mandato a tutti gli utenti un messaggio avvisando che hanno cambiato automaticamente alcune impostazioni sulla Privacy del mio account e che se volevo potevo rimetterle come prima. Io ho prontamente rimesso tutto come prima (ossia, fondamentalmente tutto visibile solo agli amici), ma poi oggi riguardando le varie impostazioni ho scoperto che le cose ancora autorizzate erano un sacco. Il risultato è che il mio account e quello di molti altri sono stati in gran parte visibili a tutti per un giorno (e immagino che molti non ci faranno caso lasciando tutto com'è). Non che in questo caso sia un danno così grande, ma per altre persone (o anche per me se dovesse risucedere in momenti inopportuni) potrebbe benissimo esserlo stato. In ogni caso mi sembra che cambiare tutte le impostazioni in modo automatico sia una violazione della Privacy inaccettabile. La voglia di mandare Facebook a ramengo è stata tanta, per il momento resto fedele, ma non tollererò certo eventuali altri scherzi del genere.
P.S. Per gli utenti di Facebook: date un'occhiata a
-> Impostazioni sulla privacy -> Applicazioni e siti Web -> Cosa possono condividere su di te i tuoi amici|
e in generale a tutte le impostazioni sulla Privacy.

In occasione del primo anniversario della morte, hanno trafugato la bara (contenuto incluso) dell'ex presidente cipriota Papadoupolos (il suo ultimo mandato si è concluso meno di due anni fa). All'apparenza l'operazione è stata fatta da più persone piuttosto preparate e dotate di mezzi adeguati (per vari motivi l'operazione era piuttosto complessa), al contrario dei due disperati italiani che qualche hanno fa hanno avuto la geniale idea di "rapire" la salma di Enrico Cuccia commettendo una serie di stupidaggine incredibile una dopo l'altra. Qua e qua due vecchi articoli su quella vecchia storia, mentre su quella attuale vi terrò informati, avendo un coinquilino cipriota non mi sarà difficile.

giovedì 10 dicembre 2009

Domani sveglia alle 9.30, in teoria..

Ho un po' troppe cose per la testa in questi giorni, il risultato è piuttosto prevedibile: non riesco a prendere sonno...

Invece che girarmi e rigirarmi nel letto, sfrutto questo mio nuovo giocattolo e vi informo sulla mia ricerca di un bel concerto a cui andare nel mio prossimo soggiorno patavino. Al momento, ho dato un'occhiata ai tour dei seguenti:
  • Moni Ovadia,
  • Mercanti di Liquore,
  • Roberto Vecchioni,
  • Angelo Branduardi,
  • Francesco Guccini,
  • Francesco De Gregori,
  • Massimo Bubola,
  • Modena City Ramblers.
Gli unici due che hanno concerti in posti raggiungibili sono:
  • De Gregori a Lonigo (VI), il 18/12 (prezzo tra i 25 e i 45 Euro) e a Padova il 17/12 (anche se non sono così sicuro visto che in molti siti non risulta),
  • Modena City Ramblers a Ravenna il 27/12 (prezzo 10 Euro).
Qualcuno è interessato a questi o altri concerti o ha altre idee per concerti o attività varie nel periodo 17/12/'09 - 07/12/'10?

P.S. A me De Gregori come cantante piace parecchio, ma mi stanno anche parecchio antipatici certi suoi atteggiamenti, quindi non ho ancora deciso se mi va l'idea di dargli un sacco di soldi per un concerto....

lunedì 7 dicembre 2009

Ripensando a vecchie parole

Le Foibe non sono giustificabili, ma sono comprensibili". Questa frase è stata pronunciata molti anni fa dal mio professore di storia e filosifia e, per un lungo periodo, l'ho fatta
mia non essendomi mai informato dignitosamente sull'argomento. Ora però quella frase mi sembra decisamente troppo stretta per descrivere quelle stragi e soprattutto quarant'anni di oblio.

Innanzitutto, cosa sono le Foibe? Sono dei buchi nel terreno tipici della Venezia Giulia e della Dalmazia, ma il nome ormai rappresenta gli eccidi compiuti in quelle zone buttando italiani giù per quei buchi. Negli anni 1943-45, migliaia di italiani (e non solo) sono stati uccisi, i motivi sono i più disparati: si va dalla vendetta contro i "fascisti invasori", a quelli etnici e politici (furono giustiziati anche molti antifascisti).
Non mi metto a riassumere oltre, ma vi invito caldamente a leggere la relativa pagina su Wikipedia o comprarvi un libro. Il significato del post è dunque solo di spendere qualche secondo sulla "congiura del silenzio" (parole di Napolitano) che ha colpito questa strage. Per quarant'anni in Italia questi episodi sono stati minimizzati e spesso addirittura giustificati e la cosa più incredibile è che tuttora vengono quasi negate da croati e sloveni (questi ultimi hanno dovuto ammettere qualcosina per poter entrare nell'UE). Pensate che in sloveno e croato non è stato pubblicato nessuno (nessuno!) studio sull'argomento e in sloveno neppure libri, mentre l'unico libro pubblicato in Croazia è un libro di uno scrittore italiano, Giacomo Scotti, uno dei pochissimi che afferma la "primogenitura italiana" delle Foibe. (Ah, magari date pure una rapidissima occhiata alla pagina di Wikipedia sulle foibe in sloveno e in serbo-croato, esaustiva, no?).

Beh, come detto il piano era di dire qualcosa di più sull'ostracismo sulla questione tenuto da sloveni, croati (in qualche modo comprensibile), e soprattutto dagli italiani. Mi sono scontrato però con l'impossibilità di descrivere in modo dignitoso la questione, per cui vi rimando nuovamente a Wikipedia. Leggete, leggete, sono cose che bisogna sapere!

martedì 1 dicembre 2009

Brasile 1950

Sabato scorso stavo cercando di convincere la Giulia che venirmi a trovare in aereo è molto molto più comodo che venire in treno. L'impresa non è riuscita e lei è tuttora ancorata alla sua idea, ma in compenso mi è venuta in mente una vecchia storia che voglio condividere con chi ancora non la conosce.

Superga, 4 maggio 1949.
È uno di quei giorni in cui le nuvole riescono a vincere la sfida col sole: vento, temporale e nubi bassissime avvolgono la collina di Superga e la sua basilica. Nel frattempo, il Grande Torino si risveglia in terra portoghese dopo un'amichevole per celebrare Francisco Ferreira, il capitano del Benfica che a fine anno concluderà la carriera. È già tempo di tornare a Torino, ché ci sono le ultime 5 partite da disputare prima di poter festeggiare il quinto scudetto consecutivo. L'aereo decolla alle 9:40 da Benfica, fa scalo a Barcellona e riparte, avvicinandosi a grandi passi all'aeroporto di Torino-Aeritalia. Il piano di volo è chiaro e il pilota comunica alla torre di controllo: "Quota 2.000 metri. QDM su Pino, poi tagliamo su Superga". Qualcosa va storto ed è Superga a tagliare la strada all'aereo, il quale si vede sbucare d'improvviso il terrapieno della basilica. Lo schianto è inevitabile e chiude la storia del Grande Torino, forse la squadra più forte al mondo.

Napoli, 4 giugno 1950.
Il primo mondiale dopo la guerra è ogni giorno più vicino, il paese ospitante è il Brasile, l'unico paese disposto a candidarsi. L'Italia è ancora scossa dalla tragedia di Superga, che ha tolto alla Nazionale ben dieci undicesimi della formazione titolare, ma non per questo può perdersi in rimpianti: è pur sempre bicampione in carica e continua ad avere una delle squadre più forti. La voglia di prendere un aereo però difetta a molti, e così si decide per un viaggio in nave di 16 giorni da Napoli a Santos. La Sises è l'imbarcazione scelta e non è certo dotata di tutti i confort degli immensi Yacht che solcheranno il mare 50 anni dopo. Allenarsi è piuttosto complicato: spazio per correre ce n'è poco e i palloni che alla sera ritornano nelle due ceste sono ogni giorno di meno, ché recuperarli dall'acqua è impossibile. Dopo una settimana anche l'ultima palla viene portata via dalle onde e ai calciatori non resta che combattere la noia con qualche gioco improvvisato.

São Paulo, 25 giugno 1950.
Arrivati in Brasile, i calciatori italiani si preparano a fare la partita d'esordio. Il sorteggio è stato benevolo: l'Italia è nell'unico girone da 3 squadre con Paraguay e Svezia, che sarà la prima sfidante. L'unica squadra a passare al turno successivo è la vincitrice del girone. Per una decisione della federazione, gli svedesi non hanno portato calciatori professionisti ma solo dilettanti, l'Italia è dunque strafavorita. Il risultato però è sorprendente: gli italiani, con le energie prosciugate dal lungo viaggio e dall'inattività, perdono 3-2 e dicono già addio al mondiale. Tra Svezia e Paraguay finisce infatti 2-2, rendendo inutile la partita tra Italia e i sudamericani, vinta 2-0 dalla prima tra mille rimpianti. L'Italia torna dunque a casa a mani vuote, ritorno che avviene quasi per tutti in aereo: solo due giocatori scelgono di affrontare nuovamente il lungo viaggio in nave.

E mentre gli italiani tornano a casa e la nostra storia finisce, al Maracanã se ne apre un'altra: quella dell'epica finale tra Brasile e Uruguay, il disastro del Maracanã.