lunedì 25 aprile 2011

The sound of coffee

Una delle frasi più note trai matematici è «Un matematico è una macchina che converte caffè in teoremi», attribuita, probabilmente a torto, a Paul Erdős. La frase rispecchia perfettamente la realtà perché gran parte dei matematici bevono una quantità spropositata di caffè, il rendimento però varia molto e ho il sospetto che il mio rapporto teoremi / caffè non sia particolarmente elevato, quantomeno perché il denominatore è estremamente grande...
Non so se faccia così bene riempirsi di caffè, ma l'avere sempre una tazza in mano mi ha fatto fare una piccola scoperta: ogni caffè ha il suo rumore! Non sto parlando dello sbuffare della moka o delle vibrazioni da martello pneumatico di alcune macchinette automatiche, parlo proprio del suono del caffè quando è già versato e attende rassegnato in una tazza che arrivi la sua ora. Non so se voi ci abbiate mai fatto caso, ma io ne ero sicuramente ignaro fino al mio trasferimento a Bristol. Se non l'avete presente, provate a farvi un caffè è accostatelo all'orecchio, lo sentite scoppiettare? Non è bellissimo? Io lo trovo incredibilmente rilassante, tanto da considerarlo un serio candidato al titolo di mio rumore preferito (l'alternativa è il rumore della pioggia, anzi, meglio, del temporale). Quindi non stupitevi se mi trovate a girare con una tazza accostata all'orecchio: sto solo ascoltando il rumore del caffè, non sia mai che mi perda il suggerimento di un nuovo teorema.

2 commenti:

Damiano ha detto...

mhm...forse il rapporto giusto da fare non è teoremi/caffè ma pazzia/caffè... d'altronde per aver alcune viste matematiche bisogna essere un po' dei pazzi. E il tuo andare in giro con la tazza all'orecchio ne è una chiara conferma :P

cucinato l'agnello ieri? come stai?

un grande abbraccio dalle montagne bellunesi,

Damiano (rotolante, dopo le abbuffate di questi giorni)

Sandro ha detto...

Beh, Erdos quanto a pazzia non era secondo a nessuno...

Niente agnello ieri, la Pasqua è passata senza che neanche me ne accorgessi... Qua a Berkeley non c'era alcun segno della festività e nei supermercati nemmeno un uovo di Pasqua! Non ho ben capito bene il motivo, ma a quanto pare la Pasqua è festeggiata più che altro nei paesini, mentre le metropoli se ne fregano...

Per il resto bene, dai, dal punto di vista della ricerca questo primo mese è stato molto proficuo!

Tu invece? Hai ancora in programma la trasferta americana?